BIO
Enya Daniela Idda nasce in Sardegna nel 1964 .
Insegna Hara Yoga dal 1994, disciplina che indaga attraverso la pratica orientale e la mitologia comparata le influenze della dinamica del corpo sulla psiche in relazione alla condizione originaria dell’essere umano.
Laureata in pittura all’Accademia di Belle Arti di Torino, si dedica alla scultura modellata e alla ricerca delle origini arcaiche dell’utilizzo dell’argilla e delle prime forme scultoree realizzate dagli esseri umani.
Contemporaneamente si dedica con passione allo studio della Danza e del Teatro e alle Arti sceniche e performative. Studia le basi del Teatro sensoriale e si dedica allo studio del linguaggio per interventi Site Specific. Collabora con diversi artisti tra cui Chiara Casorati, Silvia Levenson, Enrique Vargas, Civilleri-Lo Sicco realizzando numerose installazioni e laboratori di formazione e ricerca.
Nel 2001 Incontra C. Jodorowsky e per dieci anni studia la psicogenealogia e l’analisi dell’albero genealogico in veste di allieva e di assistente.
Attualmente vive a Milano svolgendo la professione di Arteterapeuta ( A.R.T.E.A.), di artista , di consulente di Metagenealogia e di insegnante di Hara yoga. Dal 2013 lavora come consulente artistica per gli eventi speciali della casa farmaceutica omeopatica Boiron coordinando gli interventi artistici in funzione delle Neuroscienze nei reparti ospedalieri per pazienti e personale medico.
Da qualche anno collabora con l’artista, musicologa e cantante Francesca Gualandri insieme alla quale è nato un sodalizio che ha dato vita a un metodo per dilatare e riattivare le energie profonde e le capacità intuitive basato sull’espressione vocale e la consapevolezza del corpo narrante.Sul seminario
Quando incontro i partecipanti a un seminario da me curato incontro esseri umani, ognuno con la sua storia fatta di conquiste e sogni inespressi, di paure e desideri. Ogni essere umano è una tipologia di viaggio che lo spirito compie attraverso la materia, la materia non è altro che un suono più denso tra le frequenze che chiamiamo vita, energia, il Lila (gioco) degli Dei.
Il corpo assume totalmente e fedelmente la storia da narrare, esattamente come un attore sulla scena, ma a differenza di un attore non sa di recitare, crede di dover rappresentare una realtà inconfutabile, un destino, una risultanza di causa ed effetto. Quando consiglio ai miei pazienti di mutare un’abitudine, anche la più banale, immediatamente si manifesta un’avversione, l’attore ha paura di recitare una parte che non sa o che è stata proibita dall’entourage del vissuto del paziente, da cui ha tratto a lungo e con dedizione le informazioni circa ciò che è giusto essere e ciò che è sconveniente. Anche l’opposizione alle leggi comportamentali e di pensiero ricevute da genitori e società sono comunque figlie delle stesse, anzi talvolta stabilizzano in maniera ancora più statica gli stretti confini dell’Io.
Questa è l’epoca dei seminari mirati, dove il conduttore ha fondamentalmente due funzioni: stimolare una trasformazione al di là della psiche dei partecipanti a cui viene richiesta una forma fedele di abbandono, oppure quella di fornire come un meccanico strumenti per capire come “fare più soldi” o ” avere una buona vita sessuale” o “trovare la propria vocazione relizzativa” o ” come trovare l’amore”. Io appartengo a un altro insieme, quello in cui condurre significa risvegliare la consapevolezza già presente nel corpo-mente per poter navigare nella vita abitando lo spazio scenico con il respiro ampio e profondo dell’essere umano come parte del grande viaggio dello spirito.
Le pratiche proposte saranno dinamiche e attive poichè credo profondamente che nel corpo e nel risveglio delle sue naturali capacità risieda la fonte della consapevolezza.
La mia formazione e la trasmissione a cui mi dedico da 20 anni attinge nutrimento dalla pratica di Hara Yoga, una disciplina fondata e diffusa dal Maestro Gio’ Fronti che ringrazio per la generosità con cui ha offerto il suo esempio e ciò che ininterrottamente ha studiato, praticato e insegnato.
Questo primo incontro è l’inizio di un percorso di consapevolezza, l’essere umano è invitato a cacciare se stesso senza dare spazio alla giustificazione, poichè questa è una tra le abitudini che più di ogni altra interferisce rigidamente nell’incontro tra gli esseri, tra questi e la natura e nel dialogo interiore di ogni individuo. Iniziamo purtroppo molto presto a dover giustificare assenze, errori, ritardi, disattenzioni. Lo apprendiamo a casa,a scuola e nell’intera struttura sociale tanto da avere integrato questa modalità nel processo comportamentale automatico.
Per prima cosa andremo a cercare le nostre abitudini e automatismi generate dalle credenze senza denigrarle, ma anzi accettando che narrino la loro storia, affinchè emerga il mito talvolta celato, talvolta velato, che ha dato forza e struttura alla nostra inconsapevole messa in scena.
Il mito stesso, finalmente emerso verrà rappresentato attraverso un rito di passaggio.
Non sarà sufficente un solo seminario, ma ritengo sia un buon inizio aprire la porta alla meraviglia dell’ignoto che ci circonda con un atto creativo.
Enya