Troppi specialisti e poco “sentire”…
di Nadia Babani
Non sappiamo più nulla, ma davvero?
Abbiamo passato anni a studiare e formarci ad essere donne preparate, pronte, combattive, acute, libere, forti, indipendenti…
Ma poi all’improvviso, quando diventiamo madri tutta questa costruzione crolla inesorabilmente.
Cosa accade, cos’è che ci porta a diventare così fragili, così soggette al giudizio esterno, cosa non ci permette di mantenere il nostro centro (tanto faticosamente cercato)?
Non vorrei approfondire il fatto che un figlio ci mette in contatto con parti di noi mai esplorate che esplodono durante la gravidanza.
Non vorrei ribadire il concetto che diventare madre è un processo lungo e spesso faticoso che non si risolve in 9 mesi di gravidanza.
E non vorrei sempre sottolineare che la gravidanza e il parto sono soglie che ci permettono di sorpassare uno status per cambiare livello, sono dei veri e propri riti di passaggio che permettono alle donne di sentire la linea di demarcazione fra “il prima” e “il dopo”.
Non vorrei ma è necessario soffiarlo sempre nell’etere così che noi donne possiamo impastarci di questi concetti e viverli al momento opportuno.
Ma quello che mi piacerebbe condividere è ciò che accade alle donne di cultura medio alta di cui sopra, quando diventano madri.
Ciò che osservo è l’assoluta perdita di riferimenti, il terrore continuo di sbagliare e il continuo affidarsi al giudizio e ai pareri degli esperti.
È chiaro che ci sarà sempre qualcuno che approfondisce delle tematiche e ne farà il suo mestiere, ma ciò che mi rende sempre più allibita è il ricorrere a queste figure per qualsiasi cosa e anche nei casi in cui non ci troviamo di fronte a situazioni patologiche.
E non mi addentro nella questione parto e gravidanza che è la fase in cui le certezze iniziano a vacillare; ma con i neonati si inizia subito con: mio figlio non dorme abbastanza, non mangia abbastanza, non cammina abbastanza presto, non parla abbastanza presto, si ammala abbastanza, si arrabbia troppo o troppo poco, piange troppo o è troppo silenzioso, fa troppi capricci, dorme troppo , mangia troppo, parla troppo, cammina troppo oppure non stà mai fermo ecc. ecc.
E così in questi troppo o abbastanza perdiamo le nostre notti in cerca di specialisti che ci possano aiutare.
Quello che io mi chiedo oggi è : ma come può un’altra persona aiutarci a capire un bambino che passa la sua vita con noi?
Che proviene dalle nostre viscere?
Che è sintonizzato solo sulle nostre frequenze?
Sapere, informarsi e capire sono utili processi di crescita intellettuale e culturale ma non devono a mio modesto parere, diventare ostacoli per il nostro “sentire”.
Devono sostenere le nostre intuizioni materne ma non permetterci di delegare ad un’altra figura competenze che solo una madre può avere, provocando solo una valanga di sensi di colpa alla madre, che non sarà mai sufficientemente competente rispetto ad un esperto.
La domanda che spesso sento fare alle madri è: ma in cosa ho sbagliato?
E io non ho la risposta perché non credo che noi madri sbagliamo, ma possiamo fare dei tentativi solo perché riteniamo che sia buono per noi e i nostri bambini.
Ognuna di noi ha un corpo e una storia e tutto ciò che decidiamo si muove intorno a questo assioma.
Ridiamo fiducia a noi stesse, al corpo e al suo sentire e anche ai nostri piccoli che nascono già competenti..
Confrontiamoci con altre esperienze, ma cerchiamo di mantenere accese le nostre antenne ricettive…
Non creiamo lobby commerciali forti di saperi che da sempre appartengono alle madri e ai loro bambini, non incrementiamo il commercio superfluo, ma creiamo relazioni e comunità basate sulla condivisione e il rispetto di scelte anche differenti…
Incontriamoci e confrontiamoci dal vivo!
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